Tutti sanno che l’Italia regge la propria economia su imprese a carattere familiare (circa l’80% del PIL).
Un’altra informazione ormai nota a tutti riguarda il fatto che l’Italia è il paese più anziano del mondo dopo il Giappone (il più vecchio d’Europa con un’età media di 48 anni).
Metti questi 2 dati insieme e, secondo un processo logico, giungi a un’evidenza confermata dall’Istat.
Infatti, dal Rapporto sulle imprese del 2021 fonte Istat emerge una realtà imprenditoriale italiana familiare molto frastagliata che nel prossimo decennio sarà pronta per un massiccio passaggio generazionale.
Tra le caratteristiche demografiche degli imprenditori vediamo che il 70% è costituito da uomini e oltre la metà (il 51%) ha più di 50 anni.
Questo dato diventa ancora più preoccupante se confrontiamo il 2012 e il 2019: questa quota è cresciuta di 11 punti percentuali.
La grande maggioranza delle imprese italiane è caratterizzata da proprietà e gestione in capo alla figura dell’imprenditore e/o della sua famiglia (addirittura quasi il 90% ha come CEO un componente della famiglia).
Di queste imprese tante sono passate attraverso un passaggio generazionale, altre lo stanno facendo proprio in questi anni e altre ancora dovranno realizzarlo nei prossimi anni:
- nel 2019, il 13% degli imprenditori attivi nella manifattura e nel commercio aveva 65 anni o più, e questa percentuale raggiungeva il 20% nelle attività immobiliari.
Come è facile intuire il ricambio generazionale è influenzato dall’età media della popolazione degli imprenditori.
Nel rapporto Istat si evidenzia che per 3 imprese su 4 il passaggio da una generazione all’altra ha consentito di mantenere invariato il ruolo della famiglia proprietaria o controllante ed in quasi il 20% ha rappresentato un rafforzamento raggiunto.
Raggiungere questo obiettivo non è certo facile.
Effettuare un processo di transizione generazionale significa affrontare difficoltà.
Specialmente quando non sono identificati gli eredi o i successori in grado di prendere in mano le redini dell’impresa, ma anche quando ci sono ostacoli di tipo burocratico, legislativo o fiscale.
L’evidenza raccolta nel Censimento mostra che le imprese che hanno compiuto il passaggio generazionale hanno ottenuto vantaggi significativi.
Uno tra tutti, ad esempio, è la maggior attitudine all’innovazione.
Ovviamente questo è merito della nuova generazione di imprenditori che ha preso il timone dell’azienda. I giovani imprenditori avranno meno esperienza, ma possono fare affidamento su una formazione imprenditoriale più avanzata e moderna rispetto ai loro genitori che si associa bene con una migliore confidenza con le nuove tecnologie.
Questa nuova generazione di imprenditori, se guidata da menti sagge (i familiari gli stanno passando lo scettro aziendale e le adeguate figure consulenziali), può portare le aziende a innovarsi e crescere, fornendo alle famiglia nuova linfa vitale.
Tutto bello all’apparenza, se non fosse che…
Durante la mia esperienza mi sono reso conto che pochissimi imprenditori/aziende familiari sono pronti ad affrontare un passaggio generazionale o a pianificarne uno.
Spesso cosa accade?
Eventi improvvisi come la morte dell’imprenditore o la sua incapacità psico-fisica (temporanea o definitiva) creano situazioni di emergenza e, a volte, anche di conflittualità tra gli eredi o i successori.
Si crea una paralisi che determina un peggioramento di rapporti tra tutti gli altri stakeholders (fornitori, banche, altri soci, dipendenti).
Nei casi più gravi famiglie e aziende iniziano a sgretolarsi anche quando prima tutto funzionava e tutti andavano d’amore e d’accordo.
Attenzione però…
Trovare un successore e pianificare un passaggio generazionale per l’imprenditore non significa sparire e lasciare le redini all’improvviso. Anzi, lui deve essere sempre presente per governare al meglio il passaggio che, a tempo debito, avverrà.
Procrastinando la pianificazione del passaggio di generazione si sta rimandando un problema che prima o poi si presenterà in tutta la sua complessità.
Un problema che in futuro rischierà di diventare di difficile risoluzione.
Ma…
Come si progetta una strategia di pianificazione del passaggio generazionale?
La domanda viene spontanea, in effetti.
Un esperto in pianificazione e protezione del patrimonio, dovrebbe agire in questa maniera:
- la prima cosa da fare è avere un quadro ben preciso della situazione dell’azienda;
- poi si fanno emergere i desideri e gli obiettivi che l’imprenditore si prefigge;
- in seguito si prepara l’impresa alla gestione manageriale;
- quindi si identificano gli strumenti idonei affinché il passaggio generazionale sia conveniente dal punto di vista fiscale e offra la giusta protezione dal punto di vista giuridico;
- a questo punto ci si prepara a traghettare le attività dell’azienda evitando azioni traumatiche che possono provocare ripercussioni.
Come spesso ricordo all’imprenditore, durante le consulenze, la strategia di pianificazione è creata sulle esatte esigenze dell’azienda e della famiglia. Ma non è scritta sulla pietra, quindi è sempre modificabile nel caso in cui le esigenze cambiano.
Integrare e modificare qualcosa nel corso del tempo è una normale attività di manutenzione della pianificazione del patrimonio.
In sintesi questo è il modo più corretto di agire quando è arrivato il momento di pensare al passaggio di testimone in azienda. O almeno è quello che consiglio io dopo 10 anni di esperienza specifica nel campo della pianificazione e protezione del patrimonio.
Ora tocca a te.
Se hai letto per intero questo articolo significa che hai un certo interesse per l’argomento. Senti che è arrivato il momento di pensare a un futuro passaggio di testimone in azienda?
Se così fosse, evitare di rimandare la decisione.
Puoi anche iniziare da un’analisi gratuita della tua situazione.
È senza impegno e ti chiarisce le idee.